COSTITUZIONE
LA VIA MAESTRA
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
12 OTTOBRE ROMA
|
MERCOLEDI’ 9 OTTOBRE 2013
ORE 20.15
AUDITORIUM VILLA MILESI, LOVERE
DIBATTITO CON:
-
Barbara Pezzini (costituzionalista e docente
università di Bergamo)
Il 12 ottobre l'appuntamento è a Roma in Piazza della
Repubblica alle ore 14.00
per una grande manifestazione nazionale per difendere la Costituzione e rivendicarne l'applicazione. Per prenotazioni chiamare la Fiom di Brescia al n. 030 3729270.
per una grande manifestazione nazionale per difendere la Costituzione e rivendicarne l'applicazione. Per prenotazioni chiamare la Fiom di Brescia al n. 030 3729270.
Fiom Cgil Vallecamonica Sebino – Libera di Vallecamonica
Comitato per la difesa della Costituzione
L'appello: “la via maestra”
1. Di fronte
alle miserie, alle ambizioni personali e alle rivalità di gruppi spacciate per
affari di Stato, invitiamo i cittadini a non farsi distrarre. Li invitiamo a
interrogarsi sui grandi problemi della nostra società e a riscoprire la
politica e la sua bussola: la Costituzione. La dignità delle persone, la
giustizia sociale e la solidarietà verso i deboli e gli emarginati, la legalità
e l’abolizione dei privilegi, l’equità nella distribuzione dei pesi e dei
sacrifici imposti dalla crisi economica, la speranza di libertà, lavoro e
cultura per le giovani generazioni, la giustizia e la democrazia in Europa, la
pace: questo sta nella Costituzione. La difesa della Costituzione non è uno
stanco richiamo a un testo scritto tanti anni fa. Non è un assurdo
atteggiamento conservatore, superato dai tempi. Non abbiamo forse, oggi più che
mai, nella vita d’ogni giorno di tante persone, bisogno di dignità, legalità,
giustizia, libertà? Non abbiamo bisogno di politica orientata alla Costituzione?
Non abbiamo bisogno d’una profonda rigenerazione bonificante nel nome dei
principi e della partecipazione democratica ch’essa sancisce?
Invece, si è fatta strada, non per caso e non innocentemente, l’idea che
questa Costituzione sia superata; che essa impedisca l’ammodernamento del
nostro Paese; che i diritti individuali e collettivi siano un freno allo
sviluppo economico; che la solidarietà sia parola vuota; che i drammi e la
disperazione di individui e famiglie siano un prezzo inevitabile da pagare; che
la partecipazione politica e il Parlamento siano ostacoli; che il governo debba
essere solo efficienza della politica economica al servizio degli investitori;
che la vera costituzione sia, dunque, un’altra: sia il Diktat dei mercati al
quale tutto il resto deve subordinarsi. In una parola: s’è fatta strada l’idea
che la democrazia abbia fatto il suo tempo e che si sia ormai in un tempo
post-democratico: il tempo della sostituzione del governo della “tecnica”
economico-finanziaria al governo della “politica” democratica. Così, si
spiegano le “ineludibili riforme” – come sono state definite –, ineludibili per
passare da una costituzione all’altra. La difesa della Costituzione è
dunque innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella
di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano
per manometterla formalmente. È un impegno, al tempo stesso, culturale e
politico che richiede sia messa in chiaro la natura della posta in gioco e che
si riuniscano quante più forze è possibile raggiungere e mobilitare. Non è la
difesa d’un passato che non può ritornare, ma un programma per un futuro da
costruire in Italia e in Europa.
2. Eppure,
per quanto si sia fatto per espungerla dal discorso politico ufficiale, nel
quale la si evocava solo per la volontà di cambiarla, la Costituzione in questi
anni è stata ben viva. Oggi, ci accorgiamo dell’attualità di quell’articolo 1
della Costituzione che pone il lavoro alla base, a fondamento della democrazia:
un articolo a lungo svalutato o sbeffeggiato come espressione di vuota
ideologia. Oggi, riscopriamo il valore dell’uguaglianza, come esigenza di
giustizia e forza di coesione sociale, secondo la proclamazione dell’art. 3
della Costituzione: un articolo a lungo considerato un’anticaglia e sostituito
dall’elogio della disuguaglianza e dell’illimitata competizione nella scala
sociale. Oggi, la dignità della persona e l’inviolabilità dei suoi diritti
fondamentali, proclamate dall’art. 2 della Costituzione, rappresentano la
difesa contro la mercificazione della vita degli esseri umani, secondo le
“naturali” leggi del mercato. Oggi, il dovere tributario e l’equità fiscale,
secondo il criterio della progressività alla partecipazione alle spese
pubbliche, proclamato dall’art. 53 della Costituzione, si dimostra essere un
caposaldo essenziale d’ogni possibile legame di cittadinanza, dopo tanti anni
di tolleranza, se non addirittura di giustificazione ed elogio, dell’evasione
fiscale. Ecco, con qualche esempio, che cosa è l’idea di società giusta che la
Costituzione ci indica.
Negli ultimi anni, la difesa di diritti essenziali, come quelli alla gestione dei beni comuni, alla garanzia dei diritti sindacali, alla protezione della maternità, all’autodeterminazione delle persone nei momenti critici dell’esistenza, è avvenuta in nome della Costituzione, più nelle aule dei tribunali che in quelle parlamentari; più nelle mobilitazioni popolari che nelle iniziative legislative e di governo. Anzi, possiamo costatare che la Costituzione, quanto più la si è ignorata in alto, tanto più è divenuta punto di riferimento di tante persone, movimenti, associazioni nella società civile. Tra i più giovani, i discorsi di politica suonano sempre più freddi; i discorsi di Costituzione, sempre più caldi, come bene sanno coloro che frequentano le aule scolastiche. Nel nome della Costituzione, ci si accorge che è possibile parlare e intendersi politicamente in un senso più ampio, più elevato e lungimirante di quanto non si faccia abitualmente nel linguaggio della politica d’ogni giorno.
Negli ultimi anni, la difesa di diritti essenziali, come quelli alla gestione dei beni comuni, alla garanzia dei diritti sindacali, alla protezione della maternità, all’autodeterminazione delle persone nei momenti critici dell’esistenza, è avvenuta in nome della Costituzione, più nelle aule dei tribunali che in quelle parlamentari; più nelle mobilitazioni popolari che nelle iniziative legislative e di governo. Anzi, possiamo costatare che la Costituzione, quanto più la si è ignorata in alto, tanto più è divenuta punto di riferimento di tante persone, movimenti, associazioni nella società civile. Tra i più giovani, i discorsi di politica suonano sempre più freddi; i discorsi di Costituzione, sempre più caldi, come bene sanno coloro che frequentano le aule scolastiche. Nel nome della Costituzione, ci si accorge che è possibile parlare e intendersi politicamente in un senso più ampio, più elevato e lungimirante di quanto non si faccia abitualmente nel linguaggio della politica d’ogni giorno.
In breve: mentre lo spazio pubblico ufficiale si perdeva in un gioco di
potere sempre più insensato e si svuotava di senso costituzionale, ad esso è
venuto affiancandosi uno spazio pubblico informale più largo, occupato da forze
spontanee. Strade e piazze hanno offerto straordinarie opportunità d’incontro e
di riconoscimento reciproco. Devono continuare ad esserlo, perché lì la novità
politica ha assunto forza e capacità di comunicazione; lì si sono superati, per
qualche momento, l’isolamento e la solitudine; lì si è immaginata una società
diversa. Lì, la parola della Costituzione è risuonata del tutto
naturalmente.
3. C’è dunque una grande forza politica e civile, latente nella nostra società. La sua caratteristica è stata, finora la sua dispersione in tanti rivoli e momenti che non ha consentito di farsi valere come avrebbe potuto, sulle politiche ufficiali. Si pone oggi con urgenza, tanto maggiore quanto più procede il tentativo di cambiare la Costituzione in senso meramente efficientistico-aziendalistico (il presidenzialismo è la punta dell’iceberg!), l’esigenza di raccogliere, coordinare e potenziare il bisogno e la volontà di Costituzione che sono diffusi, consapevolmente e, spesso, inconsapevolmente, nel nostro Paese, alle prese con la crisi politica ed economica e con la devastazione sociale che ne consegue.
3. C’è dunque una grande forza politica e civile, latente nella nostra società. La sua caratteristica è stata, finora la sua dispersione in tanti rivoli e momenti che non ha consentito di farsi valere come avrebbe potuto, sulle politiche ufficiali. Si pone oggi con urgenza, tanto maggiore quanto più procede il tentativo di cambiare la Costituzione in senso meramente efficientistico-aziendalistico (il presidenzialismo è la punta dell’iceberg!), l’esigenza di raccogliere, coordinare e potenziare il bisogno e la volontà di Costituzione che sono diffusi, consapevolmente e, spesso, inconsapevolmente, nel nostro Paese, alle prese con la crisi politica ed economica e con la devastazione sociale che ne consegue.
Anche noi abbiamo le nostre “ineludibili riforme”. Ma, sono quelle che
servono per attuare la Costituzione, non per cambiarla.