giovedì 27 febbraio 2014

SOSTENIAMO LA CANDIDATURA DI ALESSANDRO DOMENIGHINI NELLA LISTA TSIPRAS



A nome del Circolo “A.Gramsci” di Vallecamonica (Brescia), del Partito della Rifondazione Comunista.
 Degli iscritti, dei simpatizzanti, e dei tanti che nella nostra realtà territoriale montana, fatta di 100.000 persone, conoscono l'operato e l'impegno di Alessandro Domenighini.
Sindaco da due mandati del Comune di Malegno, impegnato in prima fila nel movimento per i beni comuni ed in particolare per l'acqua, sempre presente nelle lotte e nel confronto politico, ma soprattutto nel contesto sociale e solidale della nostra zona e della provincia di Brescia.
Insistiamo perchè la sua candidatura nella lista “L'altra Europa con Tsipras”trovi realmente spazio.
Il comitato spontaneo che già di fatto si è insediato in Vallecamonica, per il sostegno alla lista, vede nella presenza di Alessandro Domenighini tra i candidati, uno strumento di convincimento e di riconoscimento, spendibile in questo territorio provinciale, a tutto vantaggio dell'idea di Sinistra Europea cui tutti noi aspiriamo.

IL COMMENTO DI ROSSANA ROSSANDA


Renzi, giro di boa per il Pd

Affermare – come ha fatto Matteo Renzi nell'introduzione alla nuova edizione di "Destra e sinistra" di Norberto Bobbio – che il Pd non intende più collocarsi a sinistra conclude l'ultimo giro di boa del partito democratico. Simbolico, ma fa impressione che questo arrivi proprio quando in Italia si superano i 4 milioni di senza lavoro.
Si conclude, con il nuovo governo e la sua carta di identità allegata su Repubblica da Matteo Renzi, l’ultimo giro di boa simbolico del Pd. Simbolico, perché nelle scelte concrete era già consumato da un pezzo, ma dare il vero nome ai fatti non è cosa da poco (non è passatempo da giorni festivi, come verseggia Eliot a proposito del nome da dare al proprio gatto). Che il Pd precisi come la sua immagine non debba più essere a sinistra, o di sinistra, riconoscendo come sola discriminante culturale e sociale “il nuovo e il vecchio” non è una gran novità, il concetto ci svolazza attorno da un bel pezzo, ma affermare che il Pd non intende più collocarsi a sinistra resta uno scatto simbolico rilevante. Non solo infatti, come taluni vagheggiavano, non è più in grado di compiere scelte di sinistra, poniamo, da Monti, ma neppure mira più a farle e a questo scopo ha scelto come proprio leader “Matteo” per chiarirlo una volta per tutte. Non in parlamento – nessuno, a cominciare da Giorgio Napolitano ha tempo da perdere – ma su un giornale amico e a governo varato. Lo fa prendendosi qualche licenza culturale, come citare Norberto Bobbio contro Bobbio esempio di chi, se aveva ragione in passato, non l’avrebbe più oggi, quando la distinzione tra destra e sinistra non avrebbe più senso. Pazienza, oggi ne vediamo di ben altre. Fra le innovazioni trionfanti c’è che ciascuno riveste o spoglia dei panni che più gli aggrada il defunto scelto come ispiratore. Più significativo è che il concetto archiviato indicava il peso assegnato da ogni partito alla questione sociale e dichiararla superata proprio mentre si sfiorano e forse si superano i quattro milioni di senza lavoro, fa impressione. Forse per questo l’ex sindaco di Firenze si era scordato di informarci su quel job act che doveva presentare entro gennaio; ma in primo luogo non risulta che durante le consultazioni qualcuno glielo abbia ricordato, in secondo luogo nel governo se ne occuperà la ministra Guidi, donna imprenditrice esperta in quanto allevata dal padre confindustriale.
Sappiamo dunque che dobbiamo attenderci con il nuovo esecutivo e dobbiamo al Pd tutto il peso, visto che né la sua presidenza né la sua minoranza gli hanno opposto il proprio corpo, al contrario hanno sgombrato il campo sussurrando come il melvilliano Bartleby “preferirei di no”. Della stessa pasta la stampa, affaccendata dal sottolineare lo storico approdo delle donne a metà del governo sottolineando il colore delle giacche e il livello dei tacchi, cosa che dovrebbe far riflettere le leader di “Se non ora quando”. Eccola qui l’Ora, ragazze, non si vede dove stia la differenza.
Il nuovo che avanza ha rilanciato anche Berlusconi, primo interpellato da Renzi per incardinare tutta l’operazione. Condannato da mesi per squallidi reati contro la cosa pubblica ad astenersi dalla politica è stato ricevuto non già dai giudici di sorveglianza, bensì dal capo dello stato per illustrargli quello che pensa e intende fare sul futuro del paese. Per ora appoggia Renzi, rassicurando i suoi che non è un comunista.
Rossana Rossanda, www.sbilanciamoci.it
in data:26/02/2014

IMPORTANTE: ASSEMBLEA PUBBLICA - GIOVEDI 6 MARZO 2014



Un PIANO per il LAVORO e l’attuazione della COSTITUZIONE
2013‚ Italia: oltre 3milioni di disoccupati, altri 3 milioni che un lavoro lo vorrebbero ma non lo cercano perchè pensano che sia impossibile trovarlo, cassa integrazione equivalente a 550 mila persone a zero ore, crescita della precarietà.
E’ l’effetto delle politiche di austerità dei governi Berlusconi‚ Monti‚ Letta: attuate insieme a centrodestra e centrosinistra in obbedienza ai diktat della Troyka. È l’eetto delle politiche di austerità attraverso cui si continuano ad imporre le stesse scelte che hanno causato la crisi: miliardi per la finanza e difesa dei privilegi per pochi, precarietà e taglio dei diritti per la maggioranza delle persone. E’per eliminare ogni intralcio a queste politiche che si vuole manomettere la Costituzione: perchè i principi di uguaglianza, libertà, sovranità popolare che contiene, sono incompatibili con i diktat delle lobby finanziarie.
Non ci stiamo! Vogliamo difendere ed attuare la Costituzione: aermare il diritto al lavoro, al welfare, alla salvaguardia della natura, ad un’esistenza libera e dignitosa per ogni persona.
Per questo in alternativa alle politiche neoliberiste ed in attuazione dei principi costituzionali, proponiamo un Piano per il Lavoro e l’Economia Ecologica e Solidale.
Giovedì 6 marzo - ore 20.45
SALA CIVICA DEL CENTRO SOCIALE POLIVALENTE DI TORRE BOLDONE
ASSEMBLEA PUBBLICA
Intervengono:
GIORGIO CREMASCHI        Direttivo Nazionale CGIL
GIOVANNA VERTOVA        Docente di Economia Politica 
                                                           Università di Bergamo
AUGUSTO ROCCHI                PRC Nazionale
Coordina:
     VITTORIO ARMANNI              Segreteria Provinciale Partito della Rifondazione Comunista
Lottiamo per l’uguaglianza, i diritti, la democrazia!
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA SINISTRA EUROPEA
Federazione di Bergamo via Borgo Palazzo n. 84/g

mercoledì 26 febbraio 2014

L'EDITORIALE DI DINO GRECO.....A PROPOSITO DELLE ELEZIONI EUROPEE!!!


La Lista-Tsipras, i comunisti e il lavoro che nessuno farà al nostro posto

Ora l'Istat rileva che i contratti in attesa di rinnovo a gennaio sono ben 51 e riguardano circa 8,5 milioni di dipendenti, corrispondenti al 66,2% del totale, la quota più alta dal gennaio del 2008. In pratica due lavoratori su tre stanno aspettando. La crisi ha dunque anche questo volto e, per dirla com'è, rivela la sua natura e il suo intimo scopo, perseguito con cinica determinazione dai fautori dell'austerity continentale: comprimere i salari, abbattere le tutele sindacali, individuali e collettive, estinguere progressivamente, ma da qualche tempo a tappe forzate, il sistema di protezione sociale, trasformare i diritti di cittadinanza (lavoro, istruzione, sanità, previdenza, assistenza), da obblighi precipui dello Stato a merci destinate esclusivamente ad una clientela solvibile, a privilegiati paganti.
Perché questa colossale operazione di redistribuzione di ricchezza si realizzi occorre che le classi dominanti dispongano di un potere di deterrenza formidabile nei confronti delle classi subalterne. Quest'arma letale, oggi come sempre, è la disoccupazione che aumenta ogni giorno in ogni classe di età, ma specialmente fra i giovani e nel Mezzogiorno. Gli architetti dell'Europa consegnata alle banche e irretita dall'ideologia monetarista raccontano che la rigidità contabile (dal patto di Maastricht al Fiscal compact, passando per il vincolo del pareggio di bilancio trasformato in dettato costituzionale) produce benefici per tutti. In realtà essa è lo strumento attraverso il quale annichilire la spesa pubblica sociale e disintegrare, quasi in forza di una legge economica incontestabile, ferrea come una legge di natura, il sistema solidaristico di garanzie sociali costruito dalle lotte operaie nei trent'anni seguiti alla sconfitta del fascismo e del nazismo.
Racconta, ancora, l'oligarchia finanziaria che regna sull'Europa, che la crisi è il frutto di una caduta della domanda, mentre è vero l'esatto opposto: sono la negazione dei bisogni sociali, la contrazione forzosa degli investimenti, il cappio imposto alla programmazione e all'intervento della mano pubblica, la concentrazione della ricchezza nelle mani di un vorace ceto proprietario che patrimonializza e rende improduttivi gli immensi capitali accumulati, a generare la crisi sistemica, la caduta della domanda aggregata che strangola i popoli d'Europa. Il capitale, nell'epoca della presente inaudita finanziarizzazione  dell'economia, sta volgendo la propria vocazione predatoria contro le forze produttive e contro ogni sopravvivenza delle democrazie costituzionali.
Il dramma condiviso dal proletariato europeo è che gran parte delle forze politiche, tanto quelle conservatrici e reazionarie, quanto quelle di antica (e ormai tramontata) estrazione socialdemocratica, si muovono nell'alveo della medesima ideologia liberista. I contorni politici sono sempre più labili, le identità si confondono, le strategie si intrecciano sino a divenire del tutto intercambiabili.
Il caso italiano è fra i più emblematici. Ieri abbiamo ricordato come Matteo Renzi, l'enfant prodige della politica italiana, il nuovo messia assurto alla guida (carismatica?) del Pd ed ora del Paese, stia portando a compimento la definitiva e irreversibile trasmutazione del partito di cui è divenuto padrone, ormai approdato alle rive del mercatismo integrale. La sua intervista al “Foglio” dell’8 giugno 2012 ne rappresenta il manifesto politico più eloquente: “Dimostreremo che non è vero che l’Italia e l’Europa sono state distrutte dal liberismo - aveva detto - ma che al contrario il liberismo è un concetto di sinistra, e che le idee degli Zingales, degli Ichino e dei Blair non possono essere dei tratti marginali dell’identità del nostro partito, ma ne devono essere il cuore”.
Questa è la situazione in cui, mutatis mutandis, versa l'intera Europa nella quale, tuttavia, qualcosa faticosamente si muove a sinistra. L'Italia è certo uno dei punti più arretrati, scontando essa gli effetti duraturi di una delle più potenti (e devastanti) abiure culturali, politiche ed ideologiche della sinistra storica da cui essa fatica a riprendersi.
Anche qui da noi tuttavia, si avvertono segni, tenui finché si vuole, ma comunque reali, di una consapevolezza avvertita, magari confusamente, in strati sociali non più marginali, che così non si può andare avanti. Ora arriva l'appuntamento europeo ad offrirci una chance: non per confidare in esso come nell'ennesimo evento salvifico, ma per connetterci al movimento di una sinistra europea dai tratti nitidamente antiliberisti. L'aggregazione che si sta formando intorno alla Lista- Tsipras è multiforme e non priva di interne evidenti contraddizioni. Ma occorre, più che mai ora, guardare alla sostanza delle cose, a come ciò che sta accadendo può fare muovere le cose nella giusta direzione.
Scriveva Lenin, nel 1905, nel pieno della fase democratico-borghese della rivoluzione russa, che "la rivoluzione socialista in Europa non può essere nient'altro che l'esplosione della lotta di massa di tutti gli oppressi e di tutti i malcontenti. Una parte della piccola borghesia e degli operai arretrati vi parteciperanno inevitabilmente (senza tale partecipazione non è possibile una lotta di massa, non è possibile nessuna lotta rivoluzionaria); e porteranno nel movimento, non meno inevitabilmente, i loro pregiudizi, le loro fantasie reazionarie, le loro debolezze e i loro errori. Ma oggettivamente essi attaccheranno il capitale, e l'avanguardia cosciente della rivoluzione, il proletariato avanzato, esprimendo questa verità oggettiva della lotta di massa varia e disparata, variopinta ed esteriormente frazionata, potrà unificarla e dirigerla, conquistare il potere (...). Colui che attende una rivoluzione sociale pura non la vedrà mai; egli è un rivoluzionario a parole che non capisce cos'è la vera rivoluzione".
Evidentemente, noi non stiamo vivendo una fase "rivoluzionaria", ma il metodo proposto da Lenin, l'atteggiamento da tenere, la lotta per l'egemonia in un territorio minato, parlano anche a noi.
E sarà nostro compito fare germinare - dal pur contraddittorio concorso di forze e di soggettività che stanno dando vita alla coalizione contro l'austerity e contro l'oligarchia finanziaria che tiene in pugno l'Europa - qualcosa di profondamente nuovo anche in Italia. Occorrerà tempo, molto lavoro, molte lotte ed altri passi in avanti. Ma le scorciatoie sono le illusioni dei pigri, non sono roba per i comunisti.
Dino Greco
in data:26/02/2014

L'UOMO DELLA PROVVIDENZA!!!!

Governo, Ferrero: “Mussolini, Craxi, Berlusconi e ora Renzi. Oggi la Camera darà la fiducia a un nuovo uomo della provvidenza. Fanno solo danni”

Governo, Ferrero: “Mussolini, Craxi, Berlusconi e ora Renzi. Oggi la Camera darà la fiducia a un nuovo uomo della provvidenza. Fanno solo danni”

di Paolo Ferrero – Oggi la Camera voterà la fiducia ad un nuovo uomo della provvidenza: dopo Mussolini, Craxi e Berlusconi, adesso è arrivato Renzi. Si tratta di un grave errore: gli uomini della provvidenza a questo paese hanno solo fatto danni, confondendo i propri interessi e le proprie manie di grandezza con gli interessi del paese. La cosa più vergognosa è che tutti sanno che Renzi non ha un programma, che è uno spudorato bugiardo e che il suo principale appoggio viene dal capo dell’opposizione: non ci troviamo di fronte al nuovo che avanza ma ad una pochezza morale prima ancora che politica da basso impero.

lunedì 24 febbraio 2014

L'EDITORIALE



Il nonsense di Renzi al Senato

Accidenti! Giuliano Ferrara, intervenendo come un fulmine alla trasmissione di SKY, mi ha rubato l'attacco del pezzo che, sull'intervento del presidente del Consiglio in Senato, stavo giusto per iniziare. «Questo - ha detto - è certamente il discorso politico più brutto che abbia mai ascoltato. Sia nella Prima Repubblica, sia nella Seconda, ma persino sotto il fascismo. Ma andiamo, siamo in Senato! Ma neanche in un consiglio comunale di periferia». Mi ha rubato l'attacco, perché stavo proprio per dirlo io. Dalle 14,8 alle 15,18: lui parlava e la povera vostra cronista a fare ininterrottamente la domanda di Crozza: ma scusi Renzi, che sta dicendo? In effetti, trovare un filo, sia rosso o di qualsivoglia colore, in quello che è andato dicendo il neo presidente del Consiglio, è praticamente impossibile, più che pifferaio magico, cacao meravigliao. Lì nell'aula «colma di tanta magnificenza», come dice lui, «le gentili senatrici e i gentili senatori», come dice lui, devono essersi stropicciati gli occhi, ma dove siamo? Gli applausi scarseggiano di brutto e, chi ha visto, dice che i grillini facessero boccacce.
In effetti, ha detto di tutto, di più, cioè niente. La grandezza della sfida, non ho l'età, oggi la fiducia non va di moda, siamo in un paese impantanato, siamo in una fase innovativa, il Senato così com'è deve sparire, «lo chiede il Paese», ci sono i mercati rionali da ascoltare, occorre un'Italia brillante, e la Scuola! «Li avete mai visti voi i genitori che portano i figli a scuola?», boh. «Restituire valore sociale agli insegnanti!», boh. C'è poi «il 1 luglio», che ci deve trovare preparati e pure risanati, ragazzi, incomincia il semestre italico alla Commissione Ue! E comunque dobbiamo far capire «alla generazione dell'era sms» che politica non è una parolaccia, ohibò!
Brusii, interruzioni, risatine. Va bene, a questo punto, dice, «entro nel merito». Caspita! Ogni mercoledì andrò a far visita a una scuola, comincerò da Treviso (boh). Chiederò agli 8000 sindaci d'Italia di farmi il punto sulla edilizia scolastica, chiederò come minimo da 4 a 5 miliardi per risanarla, l'edilizia scolastica. Rammenderò le periferie. Sbloccherò to-tal-me-nte tutti i debiti dello Stato verso le imprese. E il Titolo V! Vi siete forse dimenticati del titolo V?! E la burocrazia burosaura, i dirigenti inamovibili (novità strabilianti, non l'avevamo mai sentito dire...); e la giustizia, sia amministrativa che civile che penale, in pauroso tilt (mai sentita anche questa...); e gli incidenti stradali, gli incidenti stradali!! Dove mettete tutto questo? E gli investimenti stranieri da attrarre; e il Piano del lavoro, beh quello sarà pronto entro marzo...
Quanto a Letta, «saluto con riconoscenza - dice, dice! - il presidente uscente», sic sic sic.
E in conclusione? «Stamattina prima di venire qua, ho telefonato ai nostri due marò in India. Ho telefonato a Lucia, la donna di Pesaro che è stata sfigurata. Ho telefonato a un mio amico che ha perso il posto di lavoro» (bravo bis). E in conclusione-conclusione, ci ha tenuto a riferire, lì nell'Aula magnificente, quanto «mi ha detto, per farmi una carineria, una signora che ho incontrato per strada: "Ma se può fare il presidente del Consiglio uno come te, allora lo può fare chiunque"».
In effetti...Vox populi, vox dei.
Maria R. Calderoni
in data:24/02/2014

CONCERTO 28 FEBBRAIO 2014