venerdì 8 febbraio 2013

PRIMO IL LAVORO

«Primo il lavoro»

Prima una conferenza stampa a Torino; poi la visita alla Fiat. Una giornata piemontese per Antonio Ingroia, candidato premier di Rivoluzione civile, e i candidati Paolo Ferrero (segretario nazionale del Prc) e Antonio Di Luca (operaio Fiat, uno dei 19 licenziati e reintegrati a Pomigliano). Una giornata piemontese per ribadire che, mentre gli altri (leggi, Pd e Monti) si preoccupano solo delle alleanze, «la nostra priorità è il lavoro, vogliamo affrontare le difficoltà dei lavoratori e dei disoccupati: abbiamo ricette precise per contrastare il modello che fino ad oggi si è affermato, quello del duo Marchionne-Monti, basato sul disprezzo dei diritti dei lavoratori senza alcun rimedio per la disoccupazione». «Noi - ha detto Ingroia nella conferenza stampa - vogliamo realizzare una Rivoluzione Civile per rovesciare questo modello. La nostra è la giusta sintesi tra la buona politica, che è sempre stata dalla parte dei diritti dei lavoratori, e della società civile: per questo abbiamo candidato Paolo Ferrero e Antonio Di Luca», che infatti erano lì al suo fianco.
Lavoro, ma non solo (o magari le due cose sono connesse): «Come capolista in Piemonte per il Senato - ha spiegato Ingroia - abbiamo candidato Nilo Durbiano, il sindaco che si è opposto al Tav, rappresentante di quegli amministratori locali che stanno dalla parte dei cittadini contro i gruppi che tutelano gli interessi finanziari ed economici. Bersani ha già scelto, andrà con Monti e quindi, se così dovesse essere, gli italiani si dovranno ancora una volta rassegnare a non avere un governo di centrosinistra. È chiaro che non si può fare un governo di centrosinistra con la destra. Noi faremo le nostre battaglie in Parlamento e, se si creeranno le condizioni per un governo con obiettivi e proposte di sinistra, in linea con il nostro programma, noi ci saremo e non ci sposteremo di un millimetro».
Dopo la conferenza stampa, è stata la volta dei cancelli della Fiat, «il simbolo di tutte le principali sfide che attendono un governo di centrosinistra nei fatti e non solo nel nome». Obiettivo le meccaniche Mirafiori, dove oggi lavorano mille operai su 5000 e già questo basta a capire cosa stia succedendo nella più grande fabbrica italiana. «Alla Fiat - insiste il leader di Rivoluzione Civile, mentre distribuisce volantini agli operai - negli ultimi anni, i diritti dei lavoratori sono stati violati impunemente. La Costituzione è stata trasformata in carta straccia» e «tutto con la piena complicità dei governi Berlusconi e Monti e spesso, purtroppo, anche del Partito democratico». «La Fiat, principale industria automobilistica italiana, sta abbandonando il nostro Paese senza che nessun governo dica una parola» conclude Ingroia, mentre continua «un’inesorabile perdita di fette di mercato e la mancanza di nuovi modelli e d’innovazione. La Fiat, insomma, è diventata solo una fabbrica di chiacchiere».
Poco distante Paolo Ferrero parla al megafono; spiega che occorre agire subito per una più equa redistribuzione del reddito, anche impedendo ai manager di guadagnare 100 volte più dei loro operai; mentre Di Luca racconta, per averla vissuta sulla propria pelle, la storia di Pomigliano, spiegando che cos'è, in concreto, il modello Marchionne.
Ultima tappa alla Magnetto Wheels. Al grande pubblico il nome non significa granché; eppure è una fabbrica (produce ruote e cerchioni) simbolica della situazione che si sta determinando nell'indotto Fiat (che occupa tra i 60 e i 70mila lavoratori): in trecento stanno per andare in cassa integrazione. Se non riparte Mirafiori, è tutto un sistema che va in crisi.

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