lunedì 9 dicembre 2013

Rifondazione, finito il congresso. Sul segretario si farà una consultazione



Rifondazione, finito il congresso. Sul segretario si farà una consultazione
Dopo tre giorni di dibattito serrato (qui l'archivio video), il IX congresso di Rifondazione comunista si chiude senza l'elezione del nuovo gruppo dirigente. Cioè senza aver sciolto quello che via via si è confermato essere il nodo centrale: il rinnovamento del gruppo dirigente e la conferma o meno di Paolo Ferrero. Uno stallo di cui hanno preso atto tutti i protagonisti dello scontro interno al partito e lo stesso Ferrero quando, nelle conclusioni, ha sottolineato che sul tema «non si sono fatti passi avanti», avanzando una «proposta controcorrente»: che si svolga una consultazione, tra i 170 componenti del nuovo Comitato politico nazionale eletto dal congresso, su direzione, segreteria e segretario, da svolgersi entro un mese. Proposta che Cpn ha accolto a stragrande maggioranza.
Sebbene il documento sostenuto dal segretario uscente avesse ottenuto la maggioranza, con il 76 per cento dei consensi nei congressi di circolo, è stato proprio all'interno della maggioranza che si è consumato lo scontro più acceso. Da una parte l'area di Essere comunisti che ha continuato a chiedere il rinnovamento del gruppo dirigente a partire proprio dal segretario. Dall'altra i "ferreriani", secondo i quali la scelta del segretario discende dalla linea politica e le responsabilità dei fallimenti elettorali e della perdita di consenso del partito vanno in capo a tutti coloro che facevano parte dei gruppi dirigenti e dunque anche degli esponenti di Essere comunisti.
Una contrapposizione che il dibattito congressuale non ha risolto. «Noi restiamo convinti che, dopo cinque anni di insuccessi, il gruppo dirigente e il segretario devono essere cambiati - riassume Claudio Grassi - Se vogliono confermare Ferrero, vedremo se ci sono i numeri». Un candidato alternativo? «Se non c'è condivisione sulla necessità di segnare una discontinuità, è perfettamente inutile avanzare una proposta alternativa. Era necessario che Ferrero facesse un passo indietro, cosa che non ha fatto. Allora sarebbe stato possibile trovare un candidato condiviso; da parte nostra non ci sarebbe stato un veto nemmeno sul nome di un "ferreriano", purché ovviamente fosse il segno di un reale cambiamento e a condizione di operare una sintesi politica del primo documento».
«Se le sconfitte sono collettive le responsabilità devono essere assunte collettivamente; superare lo sbarramento del 4 per cento era una missione impossibile», ha risposto indirettamente Maurizio Acerbo, che nel suo intervento ha lanciato un appello all'unità: «Da questo congresso deve uscire il segnale che Rifondazione comunista tutta insieme, unita, si dice disponibile a costruire una sinistra per chi non vuole un nuovo Berlusconi e si vuole opporre alle politiche neoliberiste e alla demolizione dello stato sociale». E ancora, a dibattito in corso, si augurava di riuscire ad eleggere il segretario «se faremo sforzi per una chiusura unitaria del congresso». Così non è stato.
Sandro Targetti, tra i promotori del terzo documento, rivendica di aver condotto una battaglia politica chiara, tenendosi alla larga da qualsiasi «accordicchio». Come Grassi, rivendica la necessità di una svolta di linea politica e dei gruppi dirigenti, ma rimprovera al leader dell'area di Essere comunisti una linea politica «moderata» e «ambigua» sulla collocazione rispetto al Pd e al centrosinistra. «Noi giudichiamo centrale la rifondazione di un partito comunista, cioè prendersi cura di questo partito, e la riproposizione della questione sindacale, un terreno sul quale, come rispetto al rapporto col Pd, abbiamo misurato ambiguità e contraddizioni: la nostra deve essere una battaglia per rifondare un sindacato di classe». Quanto al segretario «non è un bel segnale» che la maggioranza voglia ripresentare Ferrero: «Doveva essere lui a costruire un ricambio del gruppo dirigente. Per parte nostra, insistiamo sulla necessità di una svolta di linea politica e se i temi che noi poniamo non saranno presi in considerazione nella commissione politica, siamo pronti a preparare un nostro documento politico finale». E così hanno fatto, benché con dissensi interni, i compagni del terzo documento.
«La nostra proposta di un partito di classe non è stata accolta - considera Alessandro Giardiello (Falce e martello) - ma si farà una verifica e chi ha più tela tesserà. E sarà una sfida sul terreno della mobilitazione sociale». E a chi fa «la retorica del cambiamento», Giardiello annuncia che lui e altri compagni dell'area non torneranno nel Cpn, con un cambiamento dei due terzi della propria rappresentanza «perché non ha senso logorarci in lotte intestine in un partito che non influenza più niente e nessuno». Anche l'area di Falce e martello ha, come per altro scontato, votato un proprio documento politico finale in dissenso da quello della maggioranza.
Diverso, invece, l'orientamento finale di Essere comunisti, che, nonostante la dura battaglia congressuale, ha deciso di votare a favore del documento politico della maggioranza, segnando così una ricomposizione all'interno del primo documento.
Resta la questione degli organismi dirigenti. Ferrero ha motivato la proposta della consultazione sostenendo che sarebbe sbagliato scegliere il nuovo gruppo dirigente «discutendo tra aree e sottoaree», che sarebbe «il peggio» di come ha funzionato finora il partito. «Il punto non è che "Rifondazione ha la linea ma non il segretario"; il punto è ribadire che noi crediamo sul serio alla necessità del rinnovamento anche di come funzioniamo e dunque ci prendiamo il tempo necessario per fare una discussione trasparente su chi deve portare avanti la linea politica che ci siamo dati». Proposta accolta da tutte le aree del partito, anche se Falce e martello e il gruppo del terzo documento per ora annunciano che non faranno parte della commissione incaricata di portare avanti il compito fino al prossimo Cpn, quello decisivo, già fissato per l'11 e 12 gennaio prossimi.
È stato infatti deciso di nominare una commissione, composta da Mimmo Caporusso, Dino Greco e Giovanna Capelli, i quali elaboreranno il "quesito" sul quale i componenti del Cpn dovranno esprimersi (i tre documenti del congresso possono, entro giovedì, far pervenire una propria proposta scritta) relativam criteri per la formazione della direzione nazionale e della segreteria nazionale e sulla scelta del segretario. Il percorso si concluderà, appunto, nel Cpn di gennaio. Che a quel punto potrà eleggere i nuovi gruppi dirigenti, segretario compreso.
Romina Velchi

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