venerdì 21 febbraio 2014

Tutte le responsabilità dell’Occidente

il commento


Tutti preoccupati, ora, da Berlino a Washington passando per Londra: bisogna fermare le violenze in Ucraina. E naturalmente diffidano il presidente eletto Yanukovich dall’usare la forza per risolvere la situazione. Nessuno però che rivolga lo stesso appello ai dimostranti che quelle violenze hanno iniziato. In pratica, quello che si chiede è la resa del Presidente, deposto dai facinorosi guidati dai neofascisti.
Un modo di fare che la dice lunga sulle responsabilità dell’Occidente.
Su tutti i media si continua a puntare il dito contro la Russia, addirittura ritenuta responsabile del bagno di sangue di questi giorni. E non ci sono dubbi che Putin molto abbia tramato per portare l’Ucraina nell’orbita di Mosca, e che sia anche lo sponsor principale di Yanukovich. Ma UE e USA cosa hanno fatto? Dall’inizio delle proteste hanno dato carta bianca ai dimostranti secondo il principio che quando ci fa comodo non è il Parlamento ma la piazza a dover prendere le decisioni. D’altronde Yanukovich è stato eletto presidente da qualche anno ormai e nessuno aveva mai messo in dubbio la legittimità della sua vittoria, salvo che, allorquando quel presidente e quel parlamento hanno deciso di scegliere l’accordo con la Russia – per altro molto generoso – rifiutando quello con la UE, Yanukovich stesso e la Duma sono diventati dei banditi perché non ascoltavano il popolo.
Chissà cosa si sarebbe detto a parti invertite, se un presidente filo-europeo fosse stato contestato da manifestanti pro-Russia? Squadristi, non abituati alla democrazia, vogliono rovesciare in piazza il risultato delle urne, e via dicendo. Tutte cose che non valgono quando ci sono di mezzo i nostri interessi.
Sui giornali è passata la favoletta che gli ucraini vogliono l’Europa. Ma chi sono questi ucraini? Sicuramente ce ne sono molti che guardano ad Occidente. Altrettanto sicuramente ce ne sono molti – e probabilmente di più, guardando i risultati elettorali – che dell’Europa non vogliono saperne. Loro però non valgono, non sono animati da voglia di democrazia e afflato di libertà. E quindi, appunto, appoggio incondizionato alla piazza anti-Yanukovich, con dichiarazioni roboanti sia da Bruxelles che da Washington, una chiara intromissione negli affari interni di un altro paese. Ma finché si manifestava, in fondo, che male c’era?
Solo che le cose sono poi andate fuori controllo. Quella piazza pro-EU si è trasformata in un covo di fascisti xenofobi anti-russi che si rifanno ai collaborazionisti nazisti della Seconda Guerra Mondiale. Senza che dai palazzi occidentali si sollevasse il qualsivoglia dubbio. Anzi, si è implicitamente dato loro carta bianca, continuate a combattere, perché è il presidente che deve fare un passo indietro. Voi – sembra dire la litania occidentale – siete dalla parte della ragione. E dunque quando Yanukovich ha proposto una mediazione ed un governo di coalizione con l’opposizione, quest’ultima ha detto no. Non vuole la tregua, vuole la vittoria totale, al costo di un bagno di sangue.
Il governo di Kiev ha tollerato l’occupazione delle piazze e dei ministeri – cosa che nessun esecutivo occidentale si sognerebbe di fare – e, negli ultimi giorni, ha richiesto senza successo che i manifestanti più violenti consegnassero le armi. Non sembrano provocazioni, ma atti di buona volontà. Dall’Occidente, invece, nessun supporto alla mediazione, si è continuato solamente a ribadire il sostegno alla strategia folle dell’opposizione. Ed ora, dopo le violenze ripetute, si continua ad accusare Kiev (e Mosca) di essere responsabili di questa strage. No alla repressione. Si, invece, pare di capire, alle violenze della piazza. Basta poi ricordarsene quando accadrà altrove.
Nicola Melloni

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