mercoledì 8 gennaio 2014

A PROPOSITO DI EUROPEE.....

Fra Tsipras e D'Arcais: è partito il tormentone

D'improvviso, dopo l'articolo di Barbara Spinelli, la candidatura di Tsipras è esplosa nel dibattito politico a sinistra. È una buona notizia. Significa che il suo nome catalizza attenzioni.
Del resto il documento finale approvato dal congresso di Perugia di Rifondazione recita:”.... il IX congresso del Prc impegna il Partito nel far crescere e avanzare per le prossime elezioni europee la costruzione di una lista di sinistra e contro l’austerità, che faccia riferimento alla Sinistra Europea e al Gue, e che riunisca intorno alla candidatura di Alexis Tsipras le forze della sinistra alternativa, i movimenti e le singole personalità che condividono il programma comune di lotta all’austerità, per i lavoro, la difesa dei beni comuni e dei diritti sociali”.
Ma è partito il solito tormentone. D'Arcais ha acceso le micce. L'uomo non fa nulla per evitare di essere antipatico; e ci riesce benissimo. L'idea che Tsipras sia un'ottima candidatura ma le liste debbano escludere chi in Italia ne è il referente: il Prc, è davvero singolare. Tutti siamo saltati come i tappi dello spumante. L'indignazione corre sulla rete. Tornano in mente le vicende di “Cambiare si può” naufragata (per colpa dei soloni Revelli ed altri). Rivoluzione Civile ne fu la regressione infelice.
Il tema è sempre quello: ”no ai partiti”. Eppure D'Arcais e gli altri dovrebbero conoscere che cos'è Syriza. È un unione di forze politiche e movimenti anche comunisti, che hanno saputo unirsi mentre da noi ci dividiamo anche per colpa di chi con “la puzza sotto il naso” dileggia le fottute migliaia di militanti che sostengono questi partiti, stanno nelle lotte, raccolgono più di altri le firme per i referemdum; e sono attivi tutti i giorni e non si fanno vedere solo in occasione delle elezioni.
Ma se la tesi va contro ogni fatto, logica e buon senso perchè, Spinelli, D'Arcais ed altri, possono avanzare tale proposta?
Il primo motivo sta nella nostra debolezza zeppa di scissioni, insuccessi elettorali, e dell'obiettivo mancato del polo di sinistra.
Scrive Flores: ”In Italia – a livello politico organizzato – la sinistra non esiste. Ma non esiste da molti anni. Esiste invece nella società civile. E la distanza e lo scarto tra una sinistra sempre meno esistente nella politica ufficiale e una sinistra sempre più forte nella società civile continua ad aumentare. ….. Se non si capisce questo non si capisce la situazione italiana”.
Ben detto D'Arcais. Quello che manca in Italia è appunto la sinistra di classe, comunista, legata alla frantumata classe lavoratrice. Una sinistra di classe che non vuole solo democratizzare la società ma trasformarne i presupposti di fondo: i rapporti sociali. Il nostro invece, come Bertinotti e Vendola, sentenzia che siamo di un'altra era geologica. Ma il capitalismo di quale era geologica fa parte?
Nella analisi di cui sopra, tuttavia, va compreso anche D'Arcais poiché, seppur affermi presuntuosamente di aver mosso le grandi manifestazioni del decennio: dai girotondi, ai viola, al referendum sull'acqua, nemmeno lui è mai riuscito a costruire un soggetto politico. Non solo. I soggetti affini alla sua idea hanno avuto impennate forti ma poi sono crollati (idv) o crolleranno (Grillo) come lui stesso afferma.
In realtà ad essere sbagliata è la la tesi oggi in voga contro tutti i partiti. Da una parte, infatti, si critica il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo perché sarebbe: “Una grande forza politica di massa ma strutturata in modo debolissimo e soggetta agli umori di due capi”. Poi, in buona sostanza, si ripropone la stessa minestra solo che al posto di Grillo e Casaleggio ci sarebbero, immagino, il Nostro e la Spinelli.
Non a caso si teorizza che: “ I soggetti politici nascono se ci sono dei gruppi e delle élite capaci di cogliere le occasioni”. Il bricolage per la società civile, dunque. La Direzione politica alle élite. Le elezioni europee e Tsipras per costruire il soggetto politico.
Al fondo di questo corto circuito c'è sempre la contrapposizione di una società civile (buona) e quella politica (cattiva), cui si contrapporrebbe un'antipolitica (buona) che è tutt'uno con la suddetta società civile; da qui l'estromissione dei partiti in quanto tali. Il fatto è che nel momento in cui si costituisce un soggetto /lista/movimento politico si passa a far parte, volenti o nolenti, della politica. A quel punto è il progetto e la capacità politica concreta a fare la differenza, non l'essere o non essere società civile. Vedi M5S.
D'arcais va oltre: “La parola sinistra rischia di esser equivoca oggi. Paradossalmente non usarla è meno equivoco che usarla. Perché a volte sinistra indica anche l’opposto dei due suoi ideali fondamentali, giustizia e libertà. Noi abbiamo bisogno di una forza politica Giustizia e Libertà (oltretutto era il nome del movimento della Resistenza non comunista, perché antistaliniano). “Sinistra” per qualcuno richiama a volte ai regimi più antioperai che siano esistiti, quelli stalinisti. “Sinistra” ricorda in periodi più recenti il Pci e le sue continue trasformazioni, che sono state una non-opposizione al berlusconismo, che hanno permesso al berlusconismo di fiorire. “Sinistra” ricorda ora i partitini che si definiscono neo-comunisti e sono una parodia”.
Stupidaggine il continuismo fra Pci e Pds-Pd, il giudizio approssimativo sui paesi dell'est, ovviamente funzionali al discorso, ma un fondo di verità c'è.
Il termine sinistra non seleziona, non identifica. Il termine comunista non è affatto limpido: è confuso. Qui paghiamo il prezzo della mancata “Rifondazione” che non ha trovato il proprio oggetto di elaborazione: un nuovo e diverso socialismo che faccia i conti con il passato e si proietti nell'uscita a sinistra dalla crisi. Una Rifondazione che faccia i conti anche con la Questione Nazionale aperta in tutta la sua esplosività.
Think different dicono tutti i manuali. Invece di concentrarci sulla Rifondazione, stiamo continuando a sfruttare una miniera ormai esaurita. E senza un'altra lettura, la crisi politica, sociale, istituzionale, culturale del paese viene interpretata solo dalla cosiddetta antipolitica: dai Grillo, dai D'Arcais.
Il secondo motivo che permette l'affondo alla Spinelli, ai D'arcais, ai Toni Negri è la nostra proposta “moderata “ sull'Europa: cambiare i trattati ma dentro l'idea dell'Europa federale, di uno pseudo Stato europeo. Un'idea simile a quella del centro sinistra che, per altro, in campagna elettorale alzerà il tiro contro Bruxelles.
È un'idea sbagliata che mantiene un vestito unico strutturale su misura della Germania e della Finanza (l'euro) per realtà nazionali molto diverse. Un'idea che ha distrutto l'idea europeista stessa e alimentato il nazionalismo becero e di destra rispetto a quello democratico e progressista.
Il tema fra di noi non è fra europeisti o anti-europeisti, ma fra due idee diverse dell'Europa: uno stato unico o un'Europa confederale in cui l'unità si fa a partire dalle differenze, riconoscendole e gestendole. Da qui dunque la rivendicazione della sovranità nazionale, moneta compresa. Uno spazio mi alla portata della lotta di classe e democratica. In questo caso i D'Arcais volerebbero lontano da noi.
Questi temi rimarranno comunque aperti dentro e dopo le elezioni perché sono storici, strategici, strutturali. Il fatto è che stretti fra Grillo ed il Pd rischiamo di non essere né carne né pesce. Fare gli euro-struzzi non aiuta.
L'unico nostro valore (non aggiunto) oggi è Tsipras che piace per il suo significato simbolico: l'esperienza devastante ed emblematica della Grecia in Europa, per i risultati elettorali conseguiti, per l'argine che rappresenta contro la destra estrema. Poiché Tsipras è il nostro candidato, dobbiamo essere una sinistra di classe che, a differenza di D'Arcais e dei suoi amici supponenti, sia includente.
In fondo in qualche mese possiamo costruire solo una lista unitaria che rappresenti la sinistra alternativa al Pd. Ma questa volta facciamola seria, sobria, con chi sa riconoscere il ruolo dell'altro. Tsipras, Syriza appunto.
Ugo Boghetta
in data:07/01/2014

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