PIANO PER IL LAVORO
E L’ECONOMIA ECOLOGICA
E SOLIDALE
Questa
proposta di legge si pone l’obiettivo di dare risposta alla crisi economica e
alla disoccupazione molto grave.
La
crisi è la conseguenza di scelte politiche fatte negli ultimi 30 anni, a favore
delle grandi concentrazioni di potere economico e finanziario privato.
Queste
politiche hanno portato ad un gigantesco aumento delle disuguaglianze in
Italia.
La
sovracapacità produttiva, cioè si produce di più di quel che si consuma, ha
indotto il capitalismo per lungo tempo a promuovere il consumo a debito.
Risultato
degrado culturale, ambientale, sociale e speculazione finanziaria.
Per
salvare le banche private la Commissione Europea negli ultimi anni ha approvato
aiuti di Stato in favore di esse per 4.600 miliardi di euro.
Quindi
nuovi tagli allo Stato Sociale, nuove privatizzazioni, precariato, perdita di
diritti per i lavoratori e con la speculazione finanziaria il debito pubblico
continua ad aumentare nonostante le
entrate fiscali, cioè le tasse che gli italiani pagano siano superiori alle
uscite, cioè i servizi (la scuola, la sanità e le opere pubbliche) e nonostante
negli ultimi vent’anni ci sia stato un avanzo primario di oltre 500 miliardi di
euro, si sono pagati interessi sul debito per 2.000 miliardi di euro, favorendo
di fatto la speculazione.
Un
governo serio andrebbe a congelare e ridiscutere questo grande debito.
Il
piano per il lavoro si pone l’obiettivo di creare occupazione attraverso il
rilancio dell’intervento pubblico in economia, la riduzione dell’orario di
lavoro ed una redistribuzione della ricchezza.
I
settori individuati sono la riconversione ecologica delle produzioni, il
risparmio energetico, produzioni di energia da fonti rinnovabili, il sostegno
all’industria di base chimica e siderurgica, il sostegno alla filiera corta in
agricoltura , la sicurezza del territorio rispetto al rischio idrogeologico, la
manutenzione straordinaria della rete idrica e un piano per la politica
“rifiuti zero”.
L’obiettivo
è di creare un milione e mezzo di posti di lavoro, di lavorare 32 ore alla
settimana con l’estendere i contratti di solidarietà, di introdurre un tetto
per le retribuzioni dei dipendenti pubblici che non possano superare
l’ammontare equivalente di 5 volte la media delle retribuzioni stesse.
L’acquisizione
attraverso l’esproprio di imprese che delocalizzano, che cessano l’attività
produttiva e l’affido di queste, con la predisposizione di piani industriali e
progetti di riconversione e di riqualificazione, a lavoratrici e lavoratori
costituiti in cooperativa.
Le
imprese italiane che hanno delocalizzato negli ultimi 30 anni hanno un
1.600.000 occupati in Oriente e all’Est Europeo.
Si
prevede inoltre di riportare i requisiti per la pensione vigenti prima della Riforma
Fornero, con la pensione di vecchiaia a 60 anni per le donne e a 65 per gli
uomini e la pensione di anzianità a 40 anni di contributi.
Il
tetto della pensione non deve superare un massimo di 75.000 euro lorde annue.
Come
finanziare queste proposte:
Si
istituisce una patrimoniale sulle ricchezze immobiliari e finanziarie superiori
alle 700.000 euro con un’aliquota progressiva dell’1%, la modifica delle
aliquote sui redditi a partire da 70.000 euro, il portare a 23% imposta sulle
rendite finanziarie, la soppressione del programma dell’acquisto degli F-35, il
ritiro delle missioni di guerra che hanno un costo di oltre 2 miliardi di euro
all’anno e la soppressione della TAV e delle grandi opere inutili.
L’istituzione di un
fondo di 10 miliardi della Cassa depositi e prestiti che deve ridiventare
interamente pubblica.
Ecco
questa, in sintesi, è la proposta di legge di iniziativa popolare che il Prc ha
elaborato da presentare in Parlamento.
Servono
50.000 firme in tutta Italia, chiediamo a tutti i cittadini di aderire e
firmare nei Comuni e nei banchetti che verranno organizzati.
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