Pubblicato il 6 mar 2014
di Roberto Ciccarelli – il manifesto
In campo. Presentate a
Roma le candidature dell’«Altra Europa con Tsipras: 37 uomini, 36 donne;
59 candidati sono stati espressi da movimenti, associazioni e «società
civile», 14 dai partiti. Nel programma: riscrivere lo statuto della Bce,
investimenti pubblici e tutele sociali, un’Europa che non cede al
neoliberismo e ai nazionalismi
La lista «L’Altra Europa con Tsipras» ha presentato 73
candidature per le elezioni europee di maggio. Ci sono 37 uomini,
36 sono le donne; 59 candidati sono stati espressi da movimenti,
associazioni e «società civile», 14 dai partiti che sostengono la
lista: Sel e Rifondazione comunista. Sono state raccolte oltre 200
proposte, ciascuna delle quali sottoscritta da associazioni,
comitati, gruppi o partiti che hanno aderito alla lista. Oltre 7 mila
sono state le firme a sostegno delle candidature, un dato che
conferma l’interesse per un esperimento in controtendenza con
i recenti e disastrosi fallimenti della «sinistra radicale».
L’obiettivo è raggiungere un risultato a due cifre, anche se il 6–7%
dei voti che i primi sondaggi attribuiscono alla lista «ci rendono
molto contenti».
Lo ha detto ieri Barbara Spinelli, capolista in tre
circoscrizioni su 5. «Io di mestiere scrivo – ha detto – Ho pensato
che queste capacità dovevo comunicarle diversamente per metterle
a disposizione degli invisibili, testimoniando per chi non ha
voce, per farli diventare combattenti per un’Europa radicalmente
diversa da quella che ci hanno consegnato i conservatori e da
quella che vuole ritornare alle sovranità nazionali. Queste forze
oggi sono complici e vogliono garantire lo status quo». Per Spinelli
questo ragionamento traccia la linea degli «euroinsubordinati».
Un traiettoria che parte da sinistra con la candidatura di
Tsipras, designato alla presidenza della Commissione europea
dalla sinistra europea nel congresso tenuto a Madrid e rivendicato
da Rifondazione Comunista, e che ambisce a conquistarsi una
posizione autonoma rispetto ai socialisti e democratici europei
(dove si trova ilPd di Matteo Renzi), ai conservatori e ai
liberali. Con Verhostadt, candidato dell’Alde, come con lo stesso
Schultz candidato dei socialisti, Spinelli non ha tuttavia
escluso contatti.
Sul ritiro della candidatura di Camilleri, le spiegazioni sono
state forse poco convincenti. Averla comunicata il 2 marzo, per poi
smentirla subito dopo, è attribuito alla «gioia che si candidava».
Mentre in realtà quella decisione non era stata ancora presa.
Spinelli si è scusata per l’«intempestività» e assicura che
Camilleri continuerà a sostenere la lista. Spinelli ha infine
spiegato la sua decisione di ritirarsi dopo l’eventuale elezione. Di
solito questo avviene a urne chiuse quando i politici nazionali
cedono il posto alle seconde file. Averlo annunciato prima, ha detto
Spinelli, «permette di eleggere i più votati e competenti. Lo
permette il metodo delle preferenze».
Agli «euroinsubordinati» la giornalista e scrittrice, figlia
di Altiero Spinelli, propone un ragionamento politico complesso,
ma che rientra nelle corde della sinistra europea. Dimostrare che
esiste, oggi, la possibilità di essere contro l’austerità senza
cedere ai populismi che con ogni probabilità mieteranno successi
alle prossime elezioni. Il movimento
5 Stelle di Grillo e Casaleggio, considerato ad oggi il
depositario delle posizioni anti-austerità, viene dato in una
forbice tra il 20–25%. Su questa base sono riemerse ieri parole che
non ascoltavamo da almeno un decennio in una sede politica
italiana: l’idea dell’Europa non prigioniera del neoliberismo
e del suo determinismo economicista. Un’Europa dove la perdita
della sovranità degli Stati-nazione non è preliminare all’esproprio
della decisione politica dei popoli, come degli individui, bensì ad
una redistribuzione della ricchezza e dei poteri a livello
sovranazionale e in maniera democratica.
Un’Europa, infine, politica, che sappia cioè rivedere di sana
pianta i suoi trattati; rovesciare i mandati costitutivi della Bce
di Mario Draghi; avviare un piano neo-keynesiano di investimenti
pubblici; applicare le tutele sociali minime a partire da un salario
e da un reddito minimo per 19 milioni di disoccupati e perlomeno
il doppio di precari e lavoratori autonomi. Tsipras ha proposto
una conferenza europea sul debito per i paesi dell’Europa del Sud,
simile a quella che nel 1953 alleviò il peso che gravava sulla
Germania del Dopoguerra. Una proposta ripresa dalla lista
italiana, potenzialmente capace di rompere ogni schema di politica
economica adottata in Italia.
Un altro mondo, inconcepibile. Sapendo che il vero banco di prova
sarà il dopo-elezioni. Nascerà una prospettiva costituente, e uno
spazio politico, tra le compagini che stanno dando vita a questa
esperienza, ma soprattutto oltre?
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