martedì 4 marzo 2014

L'EDITORIALE DI DINO GRECO

La parte sporca (e ipocrita) della Storia

Nei giorni bui di questo scorcio di secolo, Barak Obama, depositario di tante attese in lui imprudentemente riposte dall'America uscita con le ossa rotte dal buschismo, ha risfoderato, nel pieno della crisi ucraina, l'antico vizio (meno arrogante, all'apparenza, ma sempre insopportabilmente presuntuoso) di parlare nel nome della Storia, il cui spirito benefico agirebbe come limo fecondo nel mondo per il tramite del popolo americano e dei suoi capi. Ieri il presidente Usa ha appunto gridato urbi et orbi che Putin "sta dalla parte sbagliata della Storia".
Ora, da che parte stia la Russia di Putin, dopo la rovinosa caduta del socialismo realizzato e dopo le devastazioni sociali prodotte dalla vittoria semiplanetaria del capitale, è cosa piuttosto evidente.
Non è invece per nulla chiaro (agli occhi di un'opinione pubblica ipnotizzata dalle contraffazioni ideologiche del pensiero unico e dalla "disinformazia" sciorinata a piene mani dalla stampa embedded) su quale crinale della Storia stiano gli States che forti dello spaventoso deterrente militare di cui dispongono esercitano da oltre mezzo secolo, con ogni mezzo e senza alcuno scrupolo morale il proprio dominio economico e politico su una porzione rilevante del pianeta. E che pur tuttavia continuano a dispensare, a dritta e a manca, grottesche lezioni di democrazia, merce di cui si sono fraudolentemente intestati il copyright e il diritto esclusivo di esportazione.
Provino a spiegarci, questi campioni della sicurezza mondiale, quando e quante volte sono stati dalla parte giusta della Storia.
Quando dal 6 al 9 agosto del 1945 hanno sganciato su un Giappone in ginocchio due bombe atomiche, radendo al suolo le città di Hiroshima e Nagasaki, uccidendo istantaneamente le 200 mila persone che vi abitavano e causando negli anni altre decine di migliaia di vittime per effetto della contaminazione radioattiva?  O quando nel marzo del 1960 la Cia addestrò e armò i mercenari che sbarcarono a Cuba, alla Baia dei Porci, nel tentativo di rovesciare il governo rivoluzionario di Fidel Castro?
Furono dalla parte giusta della Storia, gli Stati uniti, quando organizzarono i colpi di stato contro il Nicaragua sandinista nel 1936, contro l'Indonesia di Sukarto nel 1966, contro il Cile di Salvador Allende nel 1973? O quando, il 9 ottobre del 1967, la Casa Bianca ordinò al dittatore boliviano Barrientos l'assassinio a freddo di Ernesto Che Guevara?
Furono dalla parte giusta della Storia quando per 15 anni, dal 1960 al 1975, scatenarono l'aggessione contro il Vietnam comunista di Ho Chi Minh, rovesciando su quel paese più bombe di quante ne caddero su tutta la Germania nel corso della seconda guerra mondiale e provocando una delle più immani carneficine della storia che costò la vita a 4 milioni di civili?
Furono dalla parte giusta della Storia, gli States, quando condussero le due guerre del Golfo contro l'ex alleato iracheno (1973 e 2003), motivando l'aggressione con la presunta esistenza in quel paese (dimostratasi poi una deliberata invenzione) di armi di distruzione di massa, aggressione risoltasi in un bagno di sangue (furono 700.000 gli iracheni uccisi nel secondo, micidiale tour statunitense, secondo John Tirman, principale ricercatore presso il Centro studi del Massachusetts Insitute of  Technology)?
Furono dalla parte giusta della Storia quando nel 2000, sempre per "immarcescibili scopi umanitari" guidarono i bombardamenti all'uranio impoverito su Belgrado per disfarsi di ciò che rimaneva della Repubblica federale di Iugoslavia? 
Sono stati dalla parte giusta della Storia quando hanno sostenuto i governi fascisti o golpisti o corrotti (ma proni agli interessi americani) di Suharto, di Batista, di Somoza, di Pinochet, di Videla e, ancora oggi, di Santos e di Perez Molina?
E di quanta democrazia gli States sono stati interpreti, in casa propria, nella loro in fondo non lunghissima storia, dall'assassinio di Sacco e Vanzetti, nell'agosto del 1927, messi a morte, solo in quanto anarchici, dopo una farsesca montatura processuale, a quello di Iulius e Ethel Rosemberg, mandati sulla sedia elettrica, nel 1953, come spie sovietiche, in realtà in quanto comunisti, nella quasi decennale stagione del maccartismo che costò l'esilio persino a Charlie Chaplin, accusato di attività antiamericane. E quanto è limpida la tradizione democratica di un paese nel quale i colpi di stato interni sono avvenuti attraverso oscuri complotti e l'uccisione di presidenti o candidati alla presidenza, come nella vicenda dei Kennedy, ancora avvolta nel mistero. Un paese nel quale i servizi segreti, dalla Cia all'Fbi, alla Nsa giocano un ruolo così opaco e rilevante nella vita del paese e nel mondo intero?
Dino Greco
in data:04/03/2014

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